LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

RECOVERY PLAN: IN COSA INVESTIRE? IL CNF (CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE) CHIEDE AL GOVERNO DI INVESTIRE NELLA COMPETENZA, NELLE SPECIALIZZAZIONI E NELLA RAZIONALIZZAZIONE DELLA MACCHINA DELLA GIUSTIZIA

La domanda sorge spontanea: cosa succederà nel settore giustizia, quando dall’Europa arriverà il fondo “Salva Stati” ? Come lo Stato intende impiegare il fondo per la Giustizia? Quali interventi saranno in grado di portare la Giustizia a portata di cittadino? L’Avvocatura, attraverso il suo organo rappresentativo – il CNF – è uno degli interlocutori fondamentali per il Governo, poiché funge da anello di congiunzione tra i cittadini e lo Stato. Anche gli avvocati ogni giorno toccano con mano le disfunzioni della giustizia, fungendo da cuscinetto tra le istanze dei clienti e il servizio che lo Stato offre nei Tribunali. Ecco che allora l’Avvocatura, attraverso i rappresentanti del CNF, ha fatto sentire la sua voce sul Recovery Plan.

1. OBIETTIVO DEL RECOVERY PLAN

Il Consiglio Nazionale Forense vuole essere parte attiva delle riforme strutturali divenute urgenti in un ambito della vita sociale, quale quello della Giustizia, imprescindibile per il benessere della società.

La classe forense ritiene che l’ordinamento della giustizia non possa essere revisionato solo in termini di bilancio e contenimento della spesa ma, anzi, deve avere come finalità quella del miglioramento del servizio offerto a cittadini e imprese. Sino ad oggi, davanti all’inceppamento della macchina della giustizia, il legislatore è intervenuto con mezzi dissuasivi rendendo più difficoltoso il ricorso alla giustizia e allontanandosi sempre più dalle garanzie di un giusto processo.

2. STRUMENTI CONCILIATIVI

Gli strumenti conciliativi, alternativi al processo, se da una parte hanno il pregio di portare i cittadini verso la soluzione a determinati problemi in modo celere e snello rispetto alle lungaggini di un processo, dall’altra non devono diventare lo strumento preminente per rispondere alla richiesta di tutela dei diritti. A ciò si aggiunga che, non è nemmeno svuotando le garanzie difensive che si può rispondere alla tutela chiesta dalle persone.

Occorre che il cittadino abbia la possibilità di rivolgersi ad un Giudice e che all’interno delle aule di giustizia egli ottenga una risposta alle proprie domande in modo efficiente e veloce.

3. INTERVENTO DEL CNF

L’organo rappresentativo dell’avvocatura – il CNF – chiede che il miglioramento del servizio avvenga attraverso la razionalizzazione e la semplificazione del quadro normativo esistente, l’investimento nell’organizzazione della Giustizia, anche la formazione di professionalità di alto livello e l’acquisizione di competenze specifiche degli operatori del diritto. Indifferibile è la specializzazione del giudice.

La digitalizzazione della giustizia, divenuta con la pandemia fenomeno ineludibile, deve trovare preparati tutti gli operatori del settore e non solo gli avvocati. Nelle cancellerie occorrono macchine all’altezza della nuova tecnologia di trasmissioni dati, occorrono funzionari preparati per farle funzionare, tecnici informatici che predispongano programmi compatibili con il linguaggio giuridico e le regole del processo e che rendano più agevole l’approccio ai mezzi informatici, da parte di chi non ha una formazione e una specializzazione in informatica.

Oggi lo Stato ha l’opportunità di intervenire per recuperare la qualità del servizio giurisdizionale all’interno dei tribunali, realizzando così un principio fondamentale: la risposta al bisogno di tutela della persona.

L’Avvocatura è pronta e disponibile a contribuire fattivamente alla riforma della giustizia, verso una strada di riforme e di innovazione, illustrando quali difficoltà s’incontrano ogni giorno, affinchè si possa abbandonare la scorciatoia delle soluzioni più semplici ed economiche. Sono queste soluzioni che hanno finito col negare alle persone il diritto ad avere una giustizia al loro servizio, trasformando quella stessa “Giustizia” in una macchina infernale che ha allontanato sempre più lo Stato dai cittadini.

Non dimentichiamoci però che ognuno di noi potrà contribuire a cambiare il “sistema delle cose”, se ciascuno di noi cambierà a sua volta la visione del mondo e di sé stesso.

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